venerdì 22 marzo 2013

Resine termoplastiche e resine termoindurenti


Le resine sono dei prodotti organici che possono avere origine sia sintetica che naturale. Le resine epossidiche, in particolare, sono dei polimeri e trovano numerose applicazioni in un crescente numero di ambiti, dal restauro a tutto il campo edile, quello dei tessuti e dei materiali compositi. La distinzione principale tra le resine è quella in resine termoplastiche e resine termoindurenti.

Le resine termoplastiche, attraverso il calore, possono essere fuse. Durante questo processo, il materiale non subisce trasformazioni da un punto di vista chimico ma solo da un punto di vista meccanico. Dallo stato liquido che si ha con la fusione, poi il materiale diventa solido tramite raffreddamento. Il ciclo di fusione può avvenire diverse volte senza compromettere le caratteristiche anche di elasticità che contraddistinguono il materiale. Una volta solidificata, la resina non forma una superficie totalmente cristallina a causa di regioni amorfe che hanno una loro temperatura di transizione vetrosa diversa rispetto ad altre parti. Le tipologie di resine termoindurenti sono molte: fenoliche, epossidiche, siliconiche, acriliche…

Le resine termoindurenti (parliamo di resine acriliche, policarbonati, polifeniche, vinilesteriche, etc…) hanno al loro interno dei polimeri reticolati che, con il calore, prima raggiungono lo stato di fusione e poi lo stato di solidificazione che gli provocano una modificazione chimica irreversibile. Per questo motivo, le resine termoindurenti hanno un solo utilizzo.

Le resine sintetiche possono essere acquistate in confezioni con i due componenti separati: l’oligomero e l’agente reticolante. Attraverso la loro miscelazione, che si fa solo al momento dell’utilizzo, si innesca la reazione di reticolazione che rende l’oligomero nel polimero.

venerdì 15 marzo 2013

Piccolo glossario per le elettrovalvole di un impianto di irrigazione


Le componenti fondamentali di una elettovalvola sono: il corpo valvola (che è il nucleo principale della valvola e, oltre agli attacchi, le sedi e i fori di passaggio, sono realizzate in materiale plastico), il nucleo fisso (in acciaio inox, questo ha la funzione di perno fisso per il nucleo mobile: la sua funzione è quella di chiudere il flusso magnetico), il nucleo mobile (in inox, magnetico, è azionato dalla bobina e scorre all’interno del canotto), la molla di rinvio (che tiene posizionato il nucleo mobile e lo riporta nella posizione d’origine dopo l’azione dell’elettromagnete) e la bobina (o elettromagnete, che è fatta di un filo di rame che, attraverso il flusso magnetico generato dall’attraversamento della corrente elettrica, attrae il nucleo mobile).



Ovviamente questi elementi sono uniti da altri piccoli elementi come l’anello di sfalsamento, il tubo di guida, il puntalino disco di tenuta e la membrana, senza dimenticare l’inserto (che è il supporto alla membrana che la aiuta all’apertura e chiusura attraverso i fori di carico e scarico) e il raccordo che varia a seconda dei settori di applicazione delle elettrovalvole.

Nel nostro glossario, però, non possiamo soffermarci sul fattore di portata: questa è la quantità di acqua che passa attraverso l’elettrovalvola con una caduta di pressione di 1 bar. La pressione è un fattore decisivo per il funzionamento. Pesate che nell’elettrovalvola ne sono presenti ben quattro tipi: pressione minima di funzionamento, massima differenziale, la pressione statica o nominale e la massima pressione di lavoro. Tutte queste giocano un ruolo chiave e devono essere calcolate molto bene soprattutto al momento della posa dell’impianto.

lunedì 11 marzo 2013

La pinza legatrice a nastro: l’idea vincente per il giardino


Che cos’è una pinza legatrice a nastro? E soprattutto, come può essere utile al mio giardino? La pinza legatrice a nastro è una pinza manuale che serve per fare legacci e legature nell’orto, nei vigneti e nel giardino. Il suo funzionamento è molto semplice dal momento che, con un solo gesto, permette di creare una legatura ovunque ci serva con del nastro in plastica. La graffetta metallica, poi, chiude la legatura.

Questo tipo particolare di pinza risolve il problema di dover usare due mani per la chiusura della legatura. Con questo utensile, infatti, basterà una mano mentre l’altra potrà sorreggere il ramo o comunque rendere più precisa la legatura. Inoltre, offre un gran risparmio di tempo perché con un solo gesto la pinza attorciglia, taglia e graffetta il nastro.




Molti si chiedono se il nastro in plastica è idoneo a tutte le piante: se parliamo di viticultura, orticultura e giardinaggio, la risposta è sicuramente si. La legatura, infatti, grazie alla pinza non è mai troppo stretta (cosa che succede quando si devono stringere a mano due legacci) il che preserva la pianta da eventuali attriti e dal calore che può svilupparsi sulla plastica quando i raggi del sole sono particolarmente caldi. Inoltre, grazie alla versatilità della pinza, il legaccio può essere messo nelle giuste posizioni.

Per piante da interni o particolarmente delicate vi ricordiamo che in commercio esistono molti legacci naturali come la canapa oppure la rafia naturale. Questi materiali sono assolutamente biodegradabili e delicati e non subiscono l’effetto di riscaldamento del sole.

domenica 3 marzo 2013

Come lavare le bottiglie in modo efficace


Per chi ama fare il vino, la birra o anche solo riutilizzare le stesse bottiglie per l’acqua, un lavaggio accurato dei singoli contenitori è necessario. Per attuare una pulizia approfondita ci sono vari metodi. Uno è quello di mettere dell’acqua calda con del riso all’interno della bottiglia e agitare bene: l’amido rilasciato, infatti, aiuta a pulire molto bene il vetro. Per levare le incrostazioni, comunque, si può usare anche della sabbia grossa, gusci di uovo sodo oppure una manciata di sassolini. Per una maggiore comodità, invece di questi materiali si può usare anche lo scovolo che avrà forme e dimensioni diverse a seconda se il nostro contenitore sarà una bottiglia, un bottiglione o una damigiana.




Per chi avesse invece molte bottiglie da lavare (pensiamo ai produttori di vino anche amatoriali ma che comunque hanno una produzione ragguardevole), sicuramente la scelta giusta è il lavabottiglie idraulico. Grazie ad un potente getto d’acqua che mette in funzione una turbina interna collegata a delle spazzole metalliche rotanti, infatti, la pulizia è assicurata in pochi secondi. Il movimento rotatorio unito alla forza dell’acqua, diventa così imbattibile anche contro le incrostazioni (l’assenza di collegamenti elettrici è garanzia di massima sicurezza, anche in presenza dell’acqua).

Anche se molti usano l’amuchina come disinfettante, ricordiamo che anche il bicarbonato assolve a questa funzione. Un risciacquo finale con molta acqua è comunque sempre consigliato.