lunedì 24 giugno 2013

Cartongesso: come fare la stuccatura

Quando si costruisce una parete in cartongesso è necessaria poi la stuccatura dei giunti dei pannelli e dei dislivelli creati dalle viti e dagli angoli. La stuccatura, oltre a essere importante per l’estetica, aiuta la resistenza meccanica e l’isolamento dal rumore e dal fuoco.

Gli accessori indispensabili sono lo stucco (di solito viene usato quello a presa rapida ma per il tipo ideale di stucco chiedete al vostro ferramenta di fiducia), nastro di carta microforata o in rete autoadesiva, paraspigoli e parabordi in acciaio zincato e carta vetrata o la levigatrice (ci sono alcuni modelli anche con l’asta telescopica per raggiungere i luoghi più difficili!) per i lavori di rifinitura. Gli attrezzi sono le spatole e le cazzuole (a punta quadrata, tonda e ad angoli vivi), il miscelatore e il secchio per miscelare lo stucco.



Dopo aver pulito la superficie con un panno umido preparate lo stucco in polvere facendolo cadere a pioggia nell’acqua così da evitare i grumi (per i meno esperti c’è anche lo stucco pronto all’uso, anche se a volte la grana è un po’ troppo sottile). Applicate poi uno strato di stucco sulle teste delle viti e sui giunti con una spatola di acciaio larga per poi posizionare il nastro in carta microforata. Questo ha due funzioni: la rimozione dello stucco in eccesso e la penetrazione dello stesso nei giunti e tra le maglie del nastro. Una volta essiccato lo stucco mettete un’altra mano cercando di pareggiare la superficie allargando la mano di stucco per 40 o 50 centimetri oltre l’intervento.


I paraspigoli sono un elemento importante ma spesso hanno uno spessore significativo che richiede molto stucco per diventare complementare alla superficie. In alternativa, si possono usare dei nastri rinforzati con un’anima di metallo.

lunedì 17 giugno 2013

La potatura e i suoi attrezzi

Anche se quest’anno la primavera stenta ad arrivare, le piante del giardino hanno già incominciato la loro fase vegetativa. Per questo, è necessario fare alcuni lavori e tra questi la potatura è quello che richiede più attenzione sia nell’attività che nella scelta degli attrezzi giusti: una forbice non adatta può solo creare danni mentre una forbice troppo piccola può aggiungere al lavoro lentezza e fatica. Prima di cominciare, la ferramenta di fiducia può essere un punto di partenza di grande importanza.

Come prima cosa, bisogna intervenire sui rami di glicine che devono essere ridotti di un terzo della lunghezza. Per questo lavoro, indicate sono le forbici pensate in modo specifico per potatura: con la forbice in alluminio forgiato, ad esempio, grazie alla durezza del materiale si possono tagliare anche i rami più grossi (ci sono poi diversi modelli anche per la potatura a due mani oppure per mani piccole). Specie arbustive come il rododendro, l’oleandro e l’abelia, dal momento che questo è il loro periodo di fioritura, necessitano invece solo di una buona sfoltita: queste piante però possono avere rami molto resistenti e per questo è meglio usare delle forbici con lama teflonata e taglio a battente (e meglio se la controlama e il portalama sono bruniti così resistono meglio alla ruggine e alle corrosioni).




Un discorso a sé va fatto per le siepi che devono essere mantenute nella forma desiderata. Se le siepi sono piccole, si può optare per una forbice a lame lunghe: per la sua scelta badate che i manici abbiano la giusta dimensione e che la molla di ritenuta non sia troppo dura per la chiusura. Esistono inoltre anche i tagliasiepi con manico telescopico per raggiungere posti alti o scomodi. Se la siepe è grande, allora la scelta deve ricadere sulle cesoie, optando per le forbici troncarami dove i rami dovessero essere troppo grossi.

domenica 9 giugno 2013

Fare da soli la fostafatazione

La fosfatazione è un procedimento chimico che serve a rendere la superficie del metallo più resistente ai graffi e alla corrosione. Non a caso, molti elementi ed utensili delle migliori marche vengono trattati con questo metodo per offrire la massima performance di tenuta e durata nel tempo.

Per la fosfatazione serve un termometro, un contenitore di acciaio inox o di vetro resistente al fuoco, un fornello a gas e del filo di ferro per la sospensione dei pezzi nella soluzione. Gli ingredienti sono l’acido fosforico all’85%, il biossido di manganese o di zinco a seconda del colore che si vuole avere alla fine, una paglietta di acciaio o della limatura di acciaio (l’attivatore) e dell’acqua distillata.



Come prima cosa bisogna pulire bene i pezzi da lavorare. Per lo sgrassaggio, l’ideale è lasciarli per 24 ore in una bacinella con solvente, acetone, diluente nitro o trielina. Una volta puliti, i pezzi vanno grattati con una paglietta anche se l’ideale sarebbe la sabbiatura (una volta sgrassati, i pezzi vanno toccati solo con i guanti): utile è anche preparare prima del filo di ferro a cui appendere i pezzi per l’immersione.

Per la soluzione, aggiungete l’acido all’acqua (mai il contrario!) e portate il liquido ad una temperatura tra gli 82 e gli 87 gradi C. Poi aggiungete l’attivatore e il biossido per poi lasciarlo bollire per 10 minuti. La soluzione va poi raffreddata fino al raggiungimento della temperatura ambiente.


Quando vorrete procedere alla fosfatazione, fate riscaldare la soluzione fino a 80° C e immergete i vostri pezzi per almeno 10 minuti ma mai più di 20 minuti. Se la soluzione diminuisce come quantità potete aggiungere dell’acqua in quanto l’acido non è soggetto a evaporazione. Poi toglieteli e procedete con un risciacquo in acqua corrente. Agite bene per ottenere una buona asciugatura a cui farete seguire una passata di olio anti umidità. A seconda del tipo di biossido si possono ottenere colori diversi del metallo (zinco- grigio scuro, manganese – quasi nero).

domenica 2 giugno 2013

La brunitura dell’acciaio fai da te

La brunitura è un ossidazione che avviene per mezzo di agenti acidi. Solitamente, quando un pezzo deve essere brunito, lo si porta in officina ma a volte è possibile anche fare da soli. Ovviamente vi invitiamo a fare i primi esperimenti su un oggetto di poco valore ricordandovi che l’acciaio inox non può essere brunito e che è importante, dal momento che è necessario l’uso di acidi, indossare indumenti di sicurezza per le mani, gli occhi, le e vie respiratorie. I sistemi per la brunitura fai da te sono diversi e la scelta può essere fatta in base alle dimensioni dell’oggetto.

Il metodo più semplice, è quello di far bollire i pezzi da brunire (dopo la pulizia e la lucidatura) per 45 minuti in 3 litri d’acqua, 2 chili di soda caustica e 1,5 chili di nitrato di potassio fine. A seguire risciacquo in acqua tiepida e asciugatura.

Un secondo metodo è quello di sgrassare bene le parti con sapone da cucina o con uno sgrassatore universale, con l’aiuto di uno spazzolino a setole rigide. Poi preparate il bagno di brunitura con un litro di acqua, 720 grammi di soda caustica al 50% e 50 grammi di ossido di piombo al 20%. Il liquido deve raggiungere i 115C e i pezzi devono rimanere in immersione per 30/40 minuti. Per finire, basta un lavaggio in acqua bollente pulita (per una brunitura opaca i pezzi si opera una sabbiatura prima del trattamento).




Per i pezzi di piccole dimensioni si può anche diluire il Kold-Black (brunitore a freddo) al 25% in proporzione di 1 a 3 con acqua potabile. Il pezzo va poi immerso per 15 minuti, agitando il contenitore. Segue poi la sciacquatura e l’asciugatura a 40-50 C. Con l’olio di lino rettificato potete poi oliare il pezzo, riscaldarlo a 50 C e poi farlo riposare per 24 ore.