mercoledì 28 marzo 2012

LA SCHIUMA POLIURETANICA: QUALE USO?


Più schiuma poliuretanica, più sicurezza e adesività… non c’è nulla di più falso.

L’utilizzo di questo tipo di schiume abase di silicone, infatti, corrisponde a determinate regole di posa che non sempre corrispondono ad una massiccia quantità di materiale. E questo lo dimostra anche la diffusione del posizionamento tramite pistola da calatafaggio, che regala precisione senza spreco.

Le schiume poliuretaniche sono di diversi tipi e quindi è importante scegliere quello che fa per noi: per usi in edilizia generici (come i montaggi di infissi o finestre, sigillature di crepe o fori, ripristino di impianti di riscaldamento centralizzato oppure l’isolamento acustico e termico), la schiuma poliuretanica detta universale solitamente assolve a quasi tutte le casistiche richieste. Inoltre, la sua resistenza a muffe, invecchiamento e umidità, la rendono praticamente ‘eterna’ e sempre funzionale.

Ma attenzione: se il vostro lavoro deve essere svolto in climi particolarmente freddi, allora dovrete scegliere la schiuma poliuretanica invernale capace di resistere inalterata da – 60° a +100°.

Se invece il vostro obiettivo è il tetto, allora dovrete acquistare la schiuma appositamente pensata per il ripristino delle varie parti del tetto, la riparazione di gronde in particolare dove queste si innestano nel cornicione e per tutto quello che può servire nell’ambito delle coperture. Questo tipo di schiuma ha un’alta stabilità dimensionale quando la schiuma è interamente indurita.

Ma se esagero con il materiale e, una volta indurito, devo toglierlo… come fare? Questo è molto semplice dal momento che esistono dei prodotti detti ‘pulitori per schiuma poliuretanica’. Oltre a riparare agli errori, questi possono essere anche usati per la pulizia di dispositivi di erogazione oppure per lo sgrassaggio di superfici metalliche prima dell’applicazione di siliconi e di schiume. Dal momento che la confezione si mantiene integra per 36 mesi, è consigliabile tenerne sempre un flacone in casa o in officina….

giovedì 22 marzo 2012

COLTELLI DA FUNGHI GUIDELINE

Accanto al cestino di vimini, i coltelli da funghi sono uno degli 'attrezzi del mestiere' fondamentali per chi si vuole avvicinare a questa attività, meravigliosa dal punto di vista del contatto con la natura ma altrettanto pericolosa per i danni, anche involontari, che si possono arrecare all'ecosistema.

I funghi, infatti, nascono da una fitta rete di ife che corrono sotto il terreno e che, se danneggiata, può rendere infruttifera anche una zona molto vasta. Di conseguenza, ecco alcuni accorgimenti da seguire per raccogliere le delizie del bosco in completa sicurezza.

Come prima cosa, utilizzando il vostro coltello da fungo e non le mani, cercate tra le foglie e la vegetazione. Una volta individuato, liberate il piede del fungo delicatamente, senza scavare o agire sul terreno con troppa energia. I funghi vanno raccolti tagliandone il piede e lasciando intatta la parte interrata. Di conseguenza la lama va mossa in senso circolare e parallela al terreno.

Dal momento che questo gesto non è molto semplice, vi consigliamo di acquistare un coltello da funghi con un manico ergonomicamente adatto ed una lama affilata e con la giusta geometria.

Prima di riporre il fungo nel cestino, utilizzando l'estremità del coltello dotata di setole, pulitelo delicatamente facendo in modo che gli elementi di scarto ritornino nel terreno: questo faciliterà la nascita di altri funghi e di vegetazione, rinvigorendo così l'ecosistema.


martedì 13 marzo 2012

GUANTI ANTIACIDO PER LA MASSIMA SICUREZZA


I guanti antiacido appartengono ad un settore che sta diventando sempre più importante: quello della sicurezza. Se fino a qualche tempo fa, infatti, la preservazione del benessere e della salute degli operatori non era considerato come un fattore di primaria importanza, oggi finalmente è diventato di comune riconoscimento che l'attenzione verso tutti gli aspetti della prevenzione e della sicurezza è non solo importante ma fondamentale anche per la produttività stessa.

Quando si parla di acidi e della loro manipolazione, la prima cosa che si deve considerare è il materiale con il quale sono realizzati non solo eventuali tute o dispositivi di protezione per occhi e viso ma soprattutto i guanti che sono quelli che con maggiore probabilità possono entrare a contatto con l'acido.
Se cercate un prodotto ad alto alto valore aggiunto e durevole nel tempo anche se sottoposto ad attività intensa, i nuovi guanti antiacido di Solvex Edmont offrono massima garanzia di protezione e durata. Per quanto riguarda il materiale, questo è stato studiato appositamente dalla casa madre in modo da offrire la massima sicurezza non solo contro gli acidi, i tagli, gli strappi, le abrasioni e le forature ma anche contro le allergie che spesso colpiscono gli operatori che devono indossare capi realizzati in materiali non naturali.

E poi c'è il comfort dato dalla flessibilità e dall'importante accorgimento dato dal pollice ricurvo che aiuta l'ergonomia del lavoro senza sovraccaricare le articolazioni. Senza dimenticare poi il polsino che è stato fatto alto per evitare la penetrazione di liquido eventuale ma anche morbido e avvolgente così da non essere di disturbo all'operatore anche dopo diverse ore di attività.

Ma chi è Solvex Edmont? Questa è una realtà che appartiene al gruppo Ansell Helthcare che è il più grande produttore di guanti antiacido, guanti di protezione e indumenti di protezione in genere nel mondo. Pensate che nel secolo scorso, i dati hanno stabilito che i suoi prodotti hanno inciso in modo significativo sulla diminuzione degli infortuni sul lavoro assicurando sempre la protezione più idonea ed efficace per tutti, dai professionisti a coloro che amano il lavoro manuale. Grazie alla sua attenzione alla tecnologia e all’innovazione, l’azienda ha saputo fornire guanti antiacido ed indumenti per la protezione dagli infortuni sempre all’avanguardia, con la garanzia di una grande azienda rinomata nel mondo per la serietà e la professionalità del suo operato.

venerdì 9 marzo 2012

COME FARE MOLLE SU MISURA CON FILO ARMONICO

Spesso nessuno pensa che le molle si possono fare anche da soli e completare nel modo migliore i lavori intrapresi. Quante volte lo sportello di un mobile si chiuderebbe meglio avendo la molla su misura, per non parlare della gabbietta dei canarini le cui portelle, a forza di aprire e chiudere, devono ormai essere tenute vicine con mollette o piccoli ganci dal momento che la molla non tiene più….

Per rispondere a queste esigenze dei nostri clienti, vi proponiamo una piccola guida per realizzare, in modo facile e veloce, una molla su misura utilizzando il filo armonico.

Per le molle, il filo armonico da utilizzare può essere di vari diametri anche se il filo da 0,5 mm di diametro è forse il più indicato per lavori non professionali: con diametri più grossi (come ad esempio 1 o 1,5 mm), infatti, si otterranno molle molto forti a volte sovradimensionate rispetto all’utilizzo (il diametro del filo, infatti, deve essere sempre proporzionato al diametro della molla che si vuole ottenere).

Per realizzare la molla bisogna avere un avvitatore con diverse velocità tra le quali una molto lenta, una punta dal diametro corrispondente al diametro della molla desiderata, una pinza a punte coniche per adattare la molla e filo armonico con una lunghezza sufficiente per la molla che vogliamo realizzare. Per iniziare dovete assicurare l’estremità del filo armonico all’avvitatore: un ottimo metodo è quello di inserire, al contrario, la punta nel mandrino così da avere sufficiente spazio per posizionare (e così fissare) anche il filo che, rimanendo bloccato tra mandrino e punta, non avrà modo di spostarsi durante la lavorazione.

Quando avrete bloccato il filo armonico, si può incominciare ad azionare il trapano lentamente e ad avvolgere il filo sulla punta. Mantenete le spire molto vicine e, se dovete fare più molle della stessa grandezza, contate il numero delle spire. Per ottenere un buon risultato, bisogna che l’avvolgimento venga fatto con moto continuo ed armonico, senza interruzioni. Una volta raggiunto il numero di spire desiderato, fermate il trapano e liberate il mandrino. Dal momento che la parte più vicina al mandrino ha un’apertura maggiore rispetto all’altra estremità, per far minor fatica ad inserire la molla nel filo di ferro destinato ad ospitarla, potrete utilizzare questa parte. Per fare entrare tutte le spire del filo armonico, invece, potrete aiutarvi con una pinza a punte coniche o più semplicemente con un cacciavite.

Il filo armonico non è inox, per cui sconsigliamo di usare le molle da voi costruite in luoghi a contatto con gli agenti atmosferici. Se questo non fosse possibile, potrete ovviare agli inconvenienti provocati da pioggia e umidità utilizzando dello zinco a freddo una volta ultimato il lavoro.

martedì 6 marzo 2012

COME FISSARE IL CONTROTELAIO AGLI INFISSI?


Fissare il controtelaio agli infissi è una procedura delicata: il fissaggio, infatti, deve essere solido ma al contempo flessibile per far si che tutto il sistema sia adatti ai movimenti del muro e dell’edificio. Questo può essere realizzato sia in lamiera di ferro zincato che in legno grezzo.

La lamiera in ferro zincato ha il grande vantaggio di garantire l’inalterabilità nel tempo e la resistenza anche a grosse sollecitazioni. Il legno grezzo, invece, è di solito utilizzato per gli interni, principalmente quando si tratta di abitazioni private o attività commerciali, dove il controtelaio per le porte deve rispondere a numerosi requisiti: flessibilità, velocità di messa in opera e contenuta spesa iniziale possono essere annoverati tra i più importanti. I metodi di fissaggio del telaio fisso sul controtelaio delle porte sono numerosi e tutti gli artigiani e le ditte specializzate hanno le loro procedure struttrate. Tuttavia, per semplicità di esposizione, possiamo dire che le modalità di ancoraggio possono essere divise in tre gruppi principali.

La prima prevede l’uso di una graffettatrice pneumatica e di lamelle ondulate, da inserire direttamente nel controtelaio. Considerando il fatto che ‘il tempo è denaro’, solitamente falegnami e manovali lo utilizzano molto appunto perché offre molti vantaggi in termini di velocità di esecuzione. Il risultato, però, non è sempre ottimale poichè l’allineamento del telaio fisso e controtelaio delle porte spesso subisce difetti di regolazioni portando così alla necessità di successivi aggiustamenti, a volte anche molto onerosi.

Se alla velocità di esecuzione si preferisce invece una maggiore qualità e una maggiore garanzia di tenuta nel tempo, allora bisogna  optare per un’applicazione più certosina che consente una perfetta adesione del controtelaio delle porte al telaio fisso. Questa si ottiene con piccoli spessori che vengono inseriti dove si intravedono interstizi tra i due corpi della realizzazione. Fissando poi gli spessori con delle viti passanti si ottiene un insieme solidale e compatto oltre che flessibile e resistente. Il risultato è ottimo: inoltre, consente la possibilità di registrazioni successive.

L’uso di arpioncini (chiamati anche ‘arpette’) da inserire sul telaio fisso è la terza e ultima opzione. Questi permettono il fissaggio del controtelaio delle porte. Come accade spesso in edilizia, anche sulla quantità di arpioncini da utilizzare al fine di un risultato ottimale ci sono convinzioni discordanti. Molti artigiani, infatti, inseriscono almeno tre arpioni per lato. D’altro canto, però, è molto diffusa anche la convinzione che due arpioncini sul montante dove è presente lo scrocco della porta siano sufficienti. Come consiglio generale, possiamo asserire che se l’applicazione deve avvenire su porte di piccole dimensioni che non vengono utilizzate quotidianamente, il numero degli arpioni può a tutti gli effetti variare. Sulle porte più grandi, invece, dove la sicurezza e la stabilità del blocco telaio fisso-controtelaio diventano fattori di primaria importanza, un ancoraggio più sicuro ed ergonomico si rivelerà la scelta vincente nel tempo

Dal momento che il costo degli arpioncini è assai ridotto e che tutto sommato il tempo impiegato è lo stesso, comunque, forse l’opzione dei tre arpioni per lato è la migliore.